Acquedotto della Selvotta

 

L'arrivo dell'acquedotto della Selvotta,dove si produceva il bacinoLa campagna esplorativa avviata da Roma Sotterranea e coadiuvata dal Comune di Formello, Ente Regionale Parco di Veio e con il Patrocinio della Provincia di Roma, ha prodotto immediatamente risultati eccezionali sia per la quantità di scoperte effettuate, che per il loro elevato contenuto scientifico.

Il primo studio realizzato ha preso in esame il condotto idraulico cosiddetto 'della Selvotta' o meglio conosciuto come 'del Fosso degli Olmetti'. In questa zona i primi studi risalgono al 1962-63 ad opera di Sheldon Judson e Anne Kahane della British School at Rome.
In quell'occasione vennero realizzati i primi rilievi topografici dei condotti sotterranei, permettendo di censire ben 48 opere distinte, riportate fedelmente sulla carta archeologica.
E' proprio da questa cartografia che iniziato lo studio di Roma Sotterranea, la quale con l'aiuto indispensabile degli abitanti locali, ha dapprima cercato di integrare sulla carta ulteriori indicazioni riferite ad opere inedite, per poi procedere ad una mappatura di dettaglio, che prevedesse la raccolta completa di tutti gli elementi utili e presenti sul territorio.

L'acquedotto della Selvotta, è un'opera tipicamente etrusca. Scavato nel tufo, è stato realizzato con la metodologia più classica: l'acqua procedeva a pelo libero (non in pressione), e arrivava al punto di utilizzo per caduta. Nell'interpretazione dell'opera, infatti, si possono leggere numerose modifiche e integrazioni che fanno intuire tutti gli accadimenti accidentali e manutentivi occorsi durante il lungo periodo di funzionamento. C'è da dire, infatti, che l'acquedotto, nonostante gli oltre suoi 2500 anni di funzionamento (stima), ancora oggi garantisce un'ottima portata d'acqua, al punto da alimentare un torrente che mantiene un buon flusso per tutto l'anno.

Studio del manufatto dell'acquedotto della SelvottaLa lunghezza del condotto ancora indefinita è stimata intorno ai 4 chilometri in quanto, al momento, l'attività esplorativa è ancora in corso. Particolari interessanti, sono stati identificati nel punto di arrivo. Il condotto idraulico attualmente si riversa nel torrente con una cascata di alcuni metri. Particolare tuttavia la sua sezione, grossolanamente ellittica, a differenza della parte interna perfettamente rettangolare e con volta a cappuccina.

Nelle vicinanze, alcuni blocchi tufacei, perfettamente rettangolari, giacciono su un prato. L'irregolarità della sezione del condotto è dovuta sicuramente all'erosione dell'acqua, perchè mano a mano che si procede all'interno del condotto, essa diminuisce fino a scomparire a circa 20 - 25 metri dall'uscita.
La ricerca e lo studio degli elementi esterni, ha permesso di individuare, poco più a sud, una muratura di pochi metri realizzata in blocchi tufacei. Una cava di tufi, ancora più a sud, ha contribuito nell'analizzare tutti questi elementi, collocandoli nella logica funzionale di seguito descritta.L'obiettivo era quello di realizzare un bacino idrico con lo scopo di raccogliere, conservare, decantare e distribuire l'acqua verso i punti di utilizzo.

Punto 1 - Per la realizzazione dello sbarramento - diga , il materiale da costruzione venne scavato nelle immediate vicinanze rispetto al punto di utilizzo. Oltre ad un sistema di cave sul piano di campagna, da cui venne estratto il tufo ed oggi parzialmente interessate dal passaggio del torrente, sono visibili gli intagli dei mattoni pronti per essere estratti. La fase successiva, infatti, prevedeva di installare dei cunei in legno che, gonfiandosi con l’acqua assorbita, producevano il distacco del mattone dal banco tufaceo.

Planimetria su base CTR degli elementi riscontrati sul territorio della SelvottaPunto 2 - Realizzazione della diga di sbarramento. I pochi blocchi a secco oggi presenti e in sito, sono comunque sufficienti a dimostrare l’importanza e la maestosit dell’opera. Purtroppo, come spesso accadeva, dopo che il sistema era andato in disuso, gli abitanti della zona, ‘smontavano’ sistematicamente queste opere, per ricavarne materiale da costruzione per abitazioni, stalle e altri edifici.

Punto 3 - I condotti di adduzione del bacino idrico. In rosso rappresentato quello della Selvotta, oggetto di questa attivit esplorativa e di studio.

Punto 4 - Il bacino che si era generato grazie allo sbarramento di una decina di metri, sfruttando la favorevole orografia del terreno. Il bacino funzionava come riserva idrica, permettendo allo stesso tempo all’acqua di decantare, purificandosi dalle impurit che precipitavano sul fondo.

Punto 5 - Acquedotti di presa dal bacino (arancio). Il lago artificiale alimentato dal condotto della Selvotta alimentava a sua volta un consistente numero di condotti idraulici, che apportavano acqua ai punti di utilizzo.