Chiesa di S. Carlo ai Catinari

 

 A Piazza Cairoli, nei sotterranei del convento adiacente all’elegante Chiesa  barocca di S.Carlo ai Catinari, sono visibili, ad una profondità di circa 6 metri dal piano moderno, due livelli appartenenti ad un edificio romano di età imperiale.
L’accesso all’area archeologica, che si estende per circa 400 metri quadrati suddivisi in nove grandi ambienti, avviene attraverso una piccola porta in ferro su Via Borgi, dietro alla quale una scala porta ad un primo piccolo ambiente con pavimentazione in mosaico a grosse tessere bianche e nere, sicuramente di epoca tarda. Una seconda scala in muratura porta ad un lungo corridoio i cui muri in laterizio datano il complesso alla fine del I, inizio del II secolo d.C.  Scendendo al piano inferiore, le coperture delle stanze sono con volte a crociera e a botte e la pavimentazione era in opus spicatum, il che fa pensare che si trattasse di ambienti nati come cantine a servizio di un grande edificio soprastante, del quale si intuiscono le dimensioni osservando gli imponenti archi di scarico.
Intorno all’inizio del III secolo la parte ovest dell’edificio cambiò funzione e fu trasformato in una ricca abitazione: due ambienti furono uniti a formare una grande aula decorata con mosaici policromi a motivi vegetali, i cui resti sono ancora visibili anche sulla volta; vi sono inoltre due vasche di forma allungata foderate internamente di marmo. Qui le pareti ed il soffitto conservano tracce di un rivestimento in pietre pomici, forse a ricreare una grotta: si tratta probabilmente di un ninfeo.
Alcuni di questi ambienti furono utilizzati come fossa comune: qui nel 1848-49, infatti, furono gettati i corpi di molti garibaldini,  calati direttamente dal sovrastante pavimento della Chiesa dopo che i barnabiti vi avevano celebrato le esequie, grazie alla botola aperta davanti alla cappella di Santa Cecilia, detta anche “del Paradiso”. I corpi furono poi traslati nel sacrario sul Gianicolo.
I sotterranei sono stati poi riutilizzati come cantine del convento fino a tempi recenti.


per Roma Sotterranea, Adriano Morabito


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