Chiesa di S. Saba

 


Posta sull’Aventino Minore, nella XII Regio Augustea, Piscina Publica, San Saba ha origini leggendarie, nascoste proprio nei suoi sotterranei: l’oratorio dedicato a Santa Silvia, madre di San Gregorio Magno, fu sede di una comunità di monaci orientali che provenivano dall’omonimo convento di San Saba in Giudea e che furono cacciati dai Persiani prima e dai musulmani poi agli inizi del VII secolo. Probabilmente già in precedenza un gruppo di eremiti si era qui stanziato occupando le strutture, ormai abbandonate, della IV Coorte dei Vigili.
I  monaci crearono un tipico cimitero palestinese, con due ordini di tombe a forno e un piccolo monastero in stile bizantino. La zona dei sepolcri si ampliò con l’aumento di prestigio del monastero che, sotto le richieste dei pontefici romani, portò avanti una intensa attività diplomatica, divenendo vero e proprio tramite fra Oriente e Occidente.
Alla metà del X secolo si fanno risalire i pochi frammenti di affreschi rimasti, che inducono a ritenere che in quell’epoca vi dimorasse un gruppo di monaci benedettini di Montecassino. Si deve probabilmente a questi ultimi l’inizio della costruzione della basilica soprastante l’oratorio.
I lavori per il recupero dei sotterranei ebbero luogo all’inizio del XX secolo. Si rimosse completamente il piano pavimentale della chiesa e si operò lo scavo, riposizionando poi il pavimento, sorretto da pilastri in mattoni.
L’accesso agli ambienti sotterranei avviene dal portico della chiesa attraverso una duplice rampa di scale posta sulla sinistra; alcune tegole riposizionate sul muro di entrata provengono dalle tombe dell’oratorio e riportano iscrizioni in latino dipinte in rosso. Fra di esse una riporta “Ioannes Episcopus”. Sono visibili nel muro anche le basi delle due colonne che sorreggevano l’arco della porta centrale dell’oratorio del VII secolo.
Ci troviamo – a solo 1,90 metri al di sotto del piano pavimentale dell’attuale chiesa – in una grande aula rettangolare di 13 metri e 50 per 10, oggi purtroppo inframezzata dai pilastri in mattoni che sorreggono il pavimento della navata mediana della chiesa; sul fondo si apre un’abside semicircolare. Proprio nella zona dell’abside vi sono strutture romane precedenti alla realizzazione dell’oratorio: un muro in opus reticulatum rivestito di intonaco rosso e un bacino circolare con avanzi di lavorazione per l’estrazione del ferro, probabilmente da collegare alla IV Coorte dei Vigili. Sempre nella zona absidale si notano grossi blocchi, conseguenza di un crollo della calotta.
L’oratorio ci appare oggi in quella che fu la sua seconda fase costruttiva, databile all’VIII secolo, quando il pavimento originario fu rialzato di 65 cm. per ricavare una parte cimiteriale coperta con un nuovo pavimento a lastre marmoree. I bracci trasversali hanno ai lati loculi a forno chiusi da tegole e ricavati o nel terreno o in una muratura in mattoni. Sulla calce di chiusura o sulle tegole sono visibili alcune iscrizioni: Eugenius praepositus Monasteri Sancti Ermetis e Petrus episcopus ecclesiae Nicopolitanae.
Gli affreschi più antichi rappresentano sette teste di santi – conservate nella sacrestia - sono da attribuire all’oratorio del VII secolo e furono probabilmente realizzate dallo stesso artista. Quattro sono riconoscibili: S. Sebastiano, S. Lorenzo, S. Stefano e S. Pietro d’Alessandria.Cristo salva Pietro dalle acque - San Saba
Scene tratte dal Nuovo Testamento risalgono al rifacimento dell’VIII secolo. Di esse si conservano alcuni frammenti, sempre conservati nella sacrestia. Relativamente alle scene rappresentate, al di là di alcune congetture, sono certe quella di Pietro salvato dalle acque, con tanto di iscrizione: “Qui il Signore sul mare tende la mano a Pietro”. A seguire, la guarigione del paralitico, con l’iscrizione: “Qui il Signore ha salvato il paralitico”.
Al IX-X secolo risalgono le pitture ancora in situ: un motivo di cortine con al di sopra diciotto grandi figure: apostoli, santi e monaci, di cui rimangono purtroppo solamente le calzature e i bordi dei vestiti, oltre ad alcuni nomi: Sabas, Benedictus, Laurentius, Petrus, Gregorius. Al centro due personaggi salgono i gradini di un palco. Il rest degli affreschi o fu irrimediabilmente distrutto con la costruzione della chiesa superiore.
Inoltre vi sono alcuni pannelli parietali con figure geometriche e iscrizioni. In uno di essi è rappresentato un monaco pittore che regge in mano una cazzuola o un pennello. Ai suoi lati vi sono una spatola, un trapano, una squadra e un fusto di colonnina. Il suo nome: Martinus monachus magister. Dello stesso periodo il frammento, conservato in sacrestia, di un gruppo di monaci con cappuccio orlato di nero, identificati come benedettini. Ciò confermerebbe il subentro di questa comunità nella gestione della chiesa nel X secolo.
 

Bibliografia:
P. Testini: San Saba, Edizioni Roma- Marietti , 1961
C. Calci: Roma archeologica, AdnKronos Libri, 2005  
 


per Roma Sotterranea, Adriano Morabito


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