Cloaca Maxima

 

Cloaca Massima - Roma SotterraneaFin dalla fondazione di Roma, le acque sorgive e piovane, originate dai colli e dalle sorgenti naturali posti sulla riva sinistra del Tevere, venivano incanalate attraverso ruscelli spontanei che convogliavano poi verso il fiume. L’Amnis Petronia, ad esempio, convogliava le acque tra il Pincio ed il Quirinale fino alla zona a nord dell’attuale ponte Garibaldi; Lo Spinon raccoglieva le acque tra il Quirinale e l’Esquilino ed attraverso l’Agrileto, il Foro ed il Velabro, le portava all’attuale uscita della Cloaca Maxima; tra l’Esquilino, il Celio e l’Aventino, il torrente Nodinus le convogliava poco più a valle dello sbocco della Cloaca Maxima.
L’esistenza di questi torrenti determinava però numerosi impedimenti allo sviluppo della città, come l’impaludamento del fondo delle valli attraversate.
La prima cloaca fu costruita verso il 616 a.C. proprio con l’obiettivo di bonificare gli immensi acquitrini che occupavano le ampie vallate alla base dei colli e aveva gli argini in pietra gabina e si sviluppava a cielo aperto.
Fu con lo stesso obiettivo di risanare l’area del foro che Tarquinio il Superbo decise di realizzare la Cloaca Maxima : la più grandiosa tra queste opere ed anche l’unica ad aver funzionato ininterrottamente dall’epoca della sua costruzione fino ai giorni nostri. Essa permise infatti di sanare le zone del Foro, del Circo Massimo e della Suburra, raccogliendo anche i collettori di scarico che venivano dal Velabro.
Rodolfo Lanciani in “Rovine e Scavi di Roma Antica”, spiega che l’andamento contorto del canale è dovuto al fatto che la costruzione fu eseguita seguendo l’esatto percorso dei torrenti e, consolidatosi nel corso di successivi ampliamenti e restauri, fu mantenuto anche quando la crescita della città impose la copertura del canale.
Infatti la Cloaca Maxima, per un lungo periodo rimase una struttura a cielo aperto. A testimonianza di ciò rimangono numerosi fori presenti sotto la volta, atti a tenere i passanti di legno dei numerosi ponti che l’attraversavano.In seguito all’edificazione e all’intenso utilizzo della zona dei Fori si rese necessaria la copertura del condotto, che assunse le tipiche caratteristiche di fognatura; allo sbocco nel Tevere la fogna mostra un arco a tre ghiere in blocchi di peperino, ancora oggi visibile.
Il primo tratto della Cloaca Maxima ha invece le pareti in blocchi di pietra gabina; lungo il percorso vi sono delle aperture da cui si immettono fogne minori ricoperte a cappuccina.

Cloaca MassimaLa sezione del condotto è all'argine di m.2,70 di altezza per m.2,12 di larghezza, aumenta quindi progressivamente fino a raggiungere, alla fine del percorso, l'altezza di m.3,30 e la larghezza di m.4,50. Il tratto finale fu rettificato in relazione alla costruzione di un muro che fiancheggiava la sponda del fiume.
I tombini in genere, erano posti a pochi metri l’uno dall’altro e corredati di ottimi bassorilievi in marmo di cui, il più famoso, è sicuramente quello che si conserva nell’atrio di S. Maria in Cosmedin, meglio conosciuto come “bocca della verità”.
È possibile individuare il punto in cui la Cloaca Maxima attraversa il Foro grazie al sacello di Venere Cloacina, il cui basamento circolare in marmo bianco è ancora visibile accanto alla gradinata della Basilica Emilia. Edificato in prossimità della Cloaca, era costituito da un recinto circolare al cui interno erano poste le statue della dea e presso cui si svolsero due avvenimenti della mitica storia delle origini della città: il primo fu la purificazione dei combattenti dopo la guerra determinata dal ratto delle Sabine, ed il secondo fu l’uccisione da parte del padre, della figlia Virginia per salvarne la virtù dopo essere finita nelle mire del decemviro Appio Claudio.
Oggi la Cloaca è quasi interamente percorribile e, anche se è molto simile a un vero e proprio condotto fognario, la presenza continua di acque chiare costituite dal Nodinus, la rendono relativamente salubre alla frequentazione.
Le periodiche inondazioni che avvengono durante i consistenti temporali la riempiono fino alla volta di acqua piovana e ripuliscono periodicamente il condotto delle impurità e dai sedimenti, così come previsto dalla progettazione romana.
La cloaca in passato venne studiata dal Dott. Heinrich Bauer. Egl pubblicò un articolo "Die Cloaca Maxima" nel 1992-1993, redigendo anche il rilievo topografico relativo al condotto principale. Precedentemente nel 1889, l’Ing. Narducci, con meticolosa accortezza, effettuò uno studio sistematico delle antiche cloache allora ancora funzionanti. Egli infatti, dovendo riorganizzare la nuova rete fognaria della città, inizio col redigere un inventario che comprendeva, oltre alla Cloaca Maxima :
Cloaca Maxima - Foro di Nerva
  • Il chiavicone Schiavonia: A monte del porto di Ripetta raccoglieva le acque del Campo Marzio settentrionale, del Pincio e in parte del Viminale.
  • La chiavica della Giuditta: Taglia via del Corso a circa otto metri di profondità. Raccoglieva le acque delle terme di Agrippa e del Pantheon, andando a scaricare nella zona di ponte Sisto dove, fino al 1889 alimentava il mulino detto della Bella Giuditta.
  • La chiavica dell’Olmo: Costeggia il Campidoglio passando sotto piazza della Minerva, per proseguire sotto il Ghetto e sfociare al fiume a monte di ponte Fabricio.
  • L’acqua Mariana: Di recente realizzazione proveniva dalla zona dello Statuario e tagliava l’attuale quartiere S.Giovanni dove, all’altezza di porta Asinara alimentava nel secolo scorso anche un amola. Proseguendo per porta Metronia attraversava il circo Massimo immettendosi nel Tevere.
  • La cloaca Circi: Detta anche cloaca del Circo Massimo, tagliava il circo in prossimità della sua spina. Fino al secolo scorso il suo sbocco era ben visibile a circa 150 metri da quello della cloaca Massima e andò assurdamente perduto con la costruzione dei muraglioni.
  • La cloaca di Ripa Mormorata: Raccoglieva le acque dell’Aventino e quelle degli Horrea e i Porticus Aemilia.
  • Il fognone di Borgo: Dall’ospedale S.Spirito, a circa 9 metri di profondità, portava le acque verso il Tevere.
  • La Naumachia Augusti: Le acque provenienti dalla Naumachia Augusti, raggiungevano appunto le acque del fiume, percorrendo questa breve cloaca in linea retta.

Roma sotterranea è impegnata con la Sovrintendenza ai Beni Culturali del  Comune di Roma, in un progetto di studio delle adduzioni secondarie del complesso ipogeo. Al termine del progetto sarà possibile ricostruire l'estensione e lo sviluppo dell'antica rete della raccolta delle acque, le adduzioni esterne e comprendere la cronologia delle varie fasi costruttive.

 
 


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