Crypta Balbi

 

Crypta Balbi - Esedra semicorcolareIl sito archeologico della Crypta Balbi è esternamente denso di strutture abitative, ma al suo interno nasconde un intero isolato sgombro da costruzioni, con strutture antiche che emergono dal terreno e sul quale si affacciano a tutto tondo edifici ormai abbandonati ma abitati sino a qualche decennio fa.

Il sito si trova nel Rione Sant'Angelo a pochi passi dall'area sacra di Largo Argentina, e l'accesso è possibile da Via delle Botteghe Oscure 31; fatto costruire da Lucio Cornelio Balbo nel 13 a.C., all'interno del piano di rinnovamento urbanistico promosso da Augusto e da Agrippa, è costituito da un teatro (il terzo per grandezza della Roma antica, dopo il Teatro di Pompeo ed il Teatro di Marcello) e da una'area retrostante la scena circondata da portici e occupata da giardini. Sul lato orientale del porticato si trovavano delle case (insulae), rappresentate anche nella Forma Urbis marmorea, e che sono state poi inglobate nel perimetro dell'attuale isolato.

Crypta Balbi - LatrinaIl punto di maggiore interesse di quest'area porticata è rappresentato senza dubbio dalla presenza di un'esedra semicircolare, contrapposta al teatro e all'ampio giardino quadrato, destinata originariamente ad ospitare all'interno delle proprie nicchie alcuni gruppi scultorei ornamentali, una pavimentazione in mosaico e molto probabilmente un piccolo gioco d'acqua su qualche parete.
Quest'area fu utilizzata a lungo, come luogo di incontro dei ricchi romani in attesa di assistere agli spettacoli teatrali, e fu successivamente trasformata, nel II sec., in una monumentale latrina che correva lungo tutto il perimetro, destinata agli spettatori del teatro; la vicinanza della "Minucia Frumentaria", luogo di distribuzione delle razioni di grano al popolo, permette di non escludere l'ipotesi che l'utilizzo della latrina fu successivamente concesso anche ai normali passanti dell'odierna Via delle Botteghe Oscure. La copertura marmorea fu successicamente asportata e distrutta, ma rimane ancora ben visibile, miracolosamente scampata alle depredazioni, una porzione di un sedile marmoreo.

Negli anni '40 del '900, si decise di procedere alla demolizione di un grande edificio del '500 situato proprio su questo isolato, con l'idea di costruirne uno nuovo; a seguito dello scoppio del conflitto mondiale, il progetto venne accantonato e, al termine della guerra, i vincoli archeologici e architettonici impedirono qualsiasi nuova ricostruzione, lasciando aperta questa straordinaria finestra sul passato della Roma antica e dando la possibilità agli archeologici della Soprintendenza di dedicarsi allo studio del sito. Proprio gli scavi archeologici hanno permesso di comprendere al meglio la stratigrafia del luogo e i diversi insediamenti che sono stati protagonisti del complesso e che hanno posto le fondamenta proprio sul Teatro di Balbo e, che dimostrano una importantissima continuità d'uso.

Crypta Balbi - CalcaraSuccessivamente all'abbandono del Teatro di Balbo e della relativa Crypta, avvenuto realisticamente nel V secolo, l'area fu prima abbandonata ed utilizzata come oggetto di rifiuti e sepolture (come testimoniato dall'abbondante quantità di rifiuti rinvenuti sui pavimenti, sulle strade e nelle fognature di età romana), quindi occupata in età medioevale da due chiese: San Lorenzo in Pallacinis, costruita sulle insulae esterne alla Crypta e Santa Maria domine Rosae, al centro del giardino porticato. Sempre all'età medievale, e tutt'ora ben visibili, risalgono la costruzione di una calcara, strumento di distruzione dei monumenti dell'antichità, ed un ambiente artigianale dell'VIII secolo verosimilmente dedicato ad osteria, in cui ancora sono ben evidenti la posizione della cucina (con le tracce del focolare che nel tempo ha annerito e nascosto gli affreschi) ed il bancone in marmo, prelevato certamente da un altro monumento. La fine dell'Alto Medioevo permette una rinascita dell'area e l'unificazione delle rovine all'interno di un complesso fortificato noto come "Castellum" o "Castrum aureum", che ospitava al suo interno la mura della stessa Chiesa di Santa Maria domine Rosae.

Crypta Balbi - AffrescoCon il basso Medioevo fu costruito un alto muro in blocchi di tufo e travertino, ancora oggi ben visibile, sul quale si addossarono diverse case nobiliari all'interno di un piano di riassetto dell'area nelle forme che oggi possiamo ancora ammirare; a metà del secolo XVI la Chiesa rinascimentale di Santa Caterina della Rosa sorse invece sulle rovine del Monastero di Santa Maria Domine Rosae; tale chiesa era parte di un Monastero all'interno delle quali erano ospitate le ragazze della cosiddetta "Confraternità delle Vergini Miserabili": i bellissimi affreschi rinvenuti sulle pareti della Chiesa, ancora oggi visibili, sono proprio quelli delle sepolture di due benefattori di tale confraternita: Ludovico Torres e Bartolomeo Piperis morti a metà del '500.

Innumerevoli sono i reperti di ceramica di uso quotidiano (circa 100.000 di cui molti perfettamente integri), metalli, monete (circa 500), vetro, piombo che è stato possibile rinvenire in ottimo stato di conservazione, appartenenti al periodo tra il VII e il XIII secolo, e che sono esposti in parte al Museo Nazionale Romano, annesso alla Crypta Balbi. Tali oggetti sono stati prevalentemente recuperati sui pavimenti dell'esedra all'interno di un'area certamente destinata a "discarica" e che ha rappresentato, durante gli scavi, uno dei più importanti patrimoni utilizzato per comprendere e studiare in modo più approfondito alcuni aspetti legati al commercio e all'economia del tempo.

per Roma Sotterranea, Ivano Stranieri