Ipogeo di via Livenza

 


Colombe vicino una fontana. Parte superiore della nicchia L'ipogeo venne alla luce nel 1923 durante i lavori per la costruzione di una palazzina, tra Via Livenza e Via Po, a circa 250 mt. dalle mura Aureliane.

Il monumento si inserisce nell'area occupata dal sepolcreto Salario: dalla via Salaria Vetus, che in questo punto piega verso Nord - Ovest, si dirama un diverticolo, in direzione nord, che fiancheggia il nostro ipogeo.

Gli edifici rinvenuti in questa zona sono tutti di tipo funerario, fatta eccezione per alcuni resti di abitazioni private, situate piu' a sud, e per una fornace legata sicuramente alle esigenze del sepolcreto. Questa costruzione sotterranea, di notevoli dimensioni, viene cosi' ad inserirsi in un contesto prettamente cimiteriale, anche se la sua funzione, ancora da stabilire, non e' certamente funeraria.

L'ipogeo fu in parte distrutto dalle fondazioni di una costruzione moderna: attualmente si conserva solo una piccola porzione trapezoidale del lato settentrionale. Originariamente l'edificio sotterraneo, a cui si accedeva tramite una scala oggi parzialmente ricostruita, presentava una pianta allungata (mt. 21x7) con il lato corto meridionale absidato. L'aula, costruita in opus vittatum, era distinta in due ambienti che, separati da due gradini in travertino inquadrati da pilastri in muratura, venivano a trovarsi su piani diversi.

Le pareti laterali EST e SUD dell'ipogeo presentavano, l'una di fronte all'altra, due porte: la prima immetteva in un vano mai esplorato, la seconda, ancora visibile, affiancata da due finestrelle lunghe e strette, risulta chiusa nella roccia. La parete di fondo settentrionale e' articolata in tre archi adiacenti. I due archi laterali, minori rispetto a quello centrale, davano l'accesso l'uno (quello Nord-Ovest) alla scala, l'altro (quello Nord-Est) ad un piccolo vano che immetteva in un secondo ambiente oggi perduto.

Sotto l'arco centrale, in posizione leggermente obliqua rispetto all'asse dell'aula, e' situata una profonda vasca rettangolare, foderata in cocciopesto, con il fondo in bipedali, a cui si accedeva molto scomodamente tramite quattro gradini alti ed irregolari. L'arco e' delimitato da transenne marmoree che insistono su una base di travertino. La vasca e' fornita di un sistema di adduzione e deduzione delle acque: tramite un tubo in terracotta l'acqua scendeva a cascatella e veniva fatta defluire dalla vasca tramite un'apertura a saracinesca collegata ad una conduttura di drenaggio scavata nella roccia tufacea.

L'ipogeo presenta una decorazione ricca ed articolata: al centro del muro di fondo settentrionale, a ridosso della vasca, si apre una nicchia: questa e' decorata nella fascia inferiore a finte lastre di marmo, mentre nel catino e' raffigurata una fontana dal bacino quadrato che raccoglie l'acqua sgorgante da un Kantaros. Sull'orlo del vaso sono rappresentati due piccoli uccelli, il primo posto sulla sinistra con la testa girata all'indietro, il secondo, sulla destra, nell'atto di bere. Alle estremita' della cuffia sono altri due uccelli, posti simmetricamente tra elementi floreali. Ai lati della nicchia centrale la decorazione si fa ancora piu' ricca: sulla sinistra e' raffigurata Diana. La dea ha il capo ornato da un diadema con corona di lauro, veste un corto chitonisco rosso con leggero himation rosa ed indossa alte calzature da campagna bianche con lacci rossi.

Diana e' colta nell'atto di estrarre con la mano destra una freccia dalla faretra mentre, con la sinistra, tiene l'arco; ai lati, in fuga, una coppia di cervi. Sullo sfondo e' rappresentato un paesaggio silvestre di alberi ed arbusti. La pittura e' caratterizzata dalla simmetria e dalla ricerca di approfondimento spaziale, accompagnata da una tecnica chiaroscurale piuttosto marcata.

Sulla destra della nicchia e' ritratta una ninfa, compagna di Diana, vestita con un corto chitone rosso e con il capo ornato da un diadema aureo. La donna, con la faretra sulle spalle, e' raffigurata stante, appoggiata con il braccio sinistro ad un'asta, mentre con la mano destra accarezza il muso di un capriolo. La scena presenta uno sfondo analogo al precedente, reso con la stessa tecnica impressionistica a macchia. La parete dove si apre l'arco centrale, ed i muri posti ai lati della vasca sono riccamente ornati: la parte superiore presenta una decorazione mosaicata a piccole tessere di pasta vitrea, mentre inferiormente lo zoccolo e' dipinto a fresco. Resti di una decorazione geometrica sono visibili nell'infradosso dell'arco.

La nicchia che ospitava la statuaLo zoccolo della parete occidentale conserva sulla sinistra parte della decorazione raffigurante una scena marina di eroti. Gli amorini sono disposti su piani diversi: in alto a sinistra sono raffigurati tre putti, uno seduto e due in piedi, nell'atto di gettare le reti da una piccola barca, mentre sulla destra un amorino nuota aggrappato al collo di un cigno dalle ali spiegate.

Nella parte inferiore sono rappresentati altri due eroti, ambedue nell'atto di pescare, uno accovacciato su uno scoglio, l'altro mentre tira la lenza. Alcune anatre, raffigurate sugli scogli, completano il quadro.

Come si e' detto la parete occidentale presenta una decorazione a mosaico del quale, sfortunatamente, resta soltanto la parte inferiore: sono ritratti due personaggi, il primo vestito con una corta tunica e' inginocchiato nell'atto di bere da una sorgente che sgorga da una rupe, alle sue spalle il secondo, vestito con tunica e sandali, incede verso sinistra. L'interpretazione di questa scena e' controversa: il Wilpert vi riconobbe il miracolo della fonte, dove il Mose'-Pietro, battendo con la virga una rupe ne fa scaturire l'acqua che dissetera' il centurione convertito. La scena, di chiaro simbolismo escatologico e battesimale, e' comunque aperta ad altre interpretazioni.

Gli studiosi sono concordi nel datare l'ipogeo alla seconda meta' del IV secolo d.c., contrariamente diverse ipotesi sono state avanzate circa la funzione di questo particolare edificio, ma nessun elemento decisivo e' emerso, a tutt'oggi, a favore dell'una o dell'altra tesi. Come si e' visto il monumento si trova al centro di una vasta area funeraria ma la sua destinazione ad uso sepolcrale e' sicuramente da scartare.

L'ubicazione, l'architettura e la ricchezza delle decorazioni ne escludono l'utilizzazione come semplice cantina o bottega cosi' come, data la profondita', non si puo' pensare ad una dimora o ad un bagno. Il Paribeni, che svolse i primi scavi sistematici dell'ipogeo, ipotizzo', evidenziando la presenza della vasca, che si potesse trattare di un santuario appartenente alla setta misterica, nata in Grecia, dei Baptai che venerava la Dea Tracia Cotys, spesso assimilata ad Artemide e praticava, durante le cerimonie sacre a carattere orgiastico, un bagno rituale in acqua fredda al fine di provocare lo shock dell'estasi. La struttura dell'edificio a pianta basilicale, l'interpretazione delle pitture ed ancora l'esistenza della vasca, contrariamente portano il Wilpert a riconoscervi un battesimo cristiano sotterraneo e piu' precisamente, con ipotesi ardita, l'antichissimo battistero ricordato dai documenti : ad nynphas Beati Petri, ubi Petrus Baptizavit ; lo studioso lesse nella scena moisacata superstite la rappresentazione del miracolo della fonte operato dal Mose'-Pietro ed interpreto' in senso simbolico le pitture: Diana rappresenterebbe il paganesimo che scaccia i fedeli contrapposta alla ninfa, raffigurante il Cristianesimo, che attira le anime alla conversione.

Parete di fondo, con al centro la nicchia che ospitava una statua e raffigurazione di Diana cacciatricePiu' recentemente altri studiosi hanno voluto riconoscervi un'area nascosta destinata a pratiche magiche, oppure, vista la coesistenza di elementi pagani e cristiani, un luogo di riunione per una setta sincretistica; ed ancora un tempio legato al culto delle acque o, piu' semplicemente, secondo l'Usai, che per ultima ha approfondito lo studio di questo monumento, si sarebbe trattato di un ninfeo o di una fontana costruiti a protezione di una sorgente sotterranea naturale.

Per Roma sotterranea, Antonella Gallito.



Localizzazione