Ipogeo di villa Glori

 

Un particolare dell'ipogeo durante l'ispezione.Villa Glori e' una pubblica villa che si affaccia sul Tevere nel quartiere Parioli, nella zona nord della città. Le sue dimensioni sono molto ridotte, soprattutto se paragonate a quelle di altre piu' famose ville pubbliche romane. Essa occupa una piccola collinetta tufacea che cela dei segreti non ancora del tutto scoperti.

Si tratta di alcune grotte che si sviluppano lungo le sue pendici, presumibilmente risalenti all'epoca preistorica e riadattate a locali di culto e sepoltura durante il periodo imperiale (epoca antonina, con un utilizzo prolungato per tutto il II e III secolo) . Di questi ambienti, oggi quasi tutti completamente interrati, ve ne e' uno particolarmente interessante perche' facilmente accessibile.

Una volta superata la recinzione che demarca tutta la zona e percorso un ripido sentiero, si giunge di fronte ad un muro di fattura probabilmente ottocentesca, costituito da grossi blocchi di tufo ricoperti a loro volta da uno spesso strato d'intonaco, i quali, come e' possibile osservare, contribuiscono a far respirare un'atmosfera sicuramente particolare. Scendendo l'imbocco, nel primo ambiente che si incontra, si rimane subito colpiti dall'accumulo di ogni genere di rifiuti e detriti. Nonostante questo e' possibile scorgere sul pavimento, un'apertura con degli scalini scolpiti nel tufo, anch'essa purtroppo ricolma di detriti di vario genere che con molta probabilita' conduceva ad un'ambiente inferiore. Risulta comunque evidente come le pareti ed il soffitto di quest'ambiente siano completamente segnate dalle tracce degli scalpellini che probabilmente lo avevano riadattato. 

La suggestiva nicchia di fondo del sepolcroProseguendo al suo interno si raggiunge la fine della sala, dove e' presente un'apertura che, per mezzo di un breve tunnel (probabilmente scavato per profanare il secondo ambiente che andremo a visitare) permette di accedere alla parte piu' interessante di tutto l'ipogeo. L'utilizzo di questo secondo ambiente era di tipo sepolcrale. L''entrata originaria si trovava esattamente sul lato opposto da dove siamo penetrati ed a conferma di questo sono visibili le tracce di una lastra marmorea sulla sommità di quest'accesso, oggi completamente interrato; sono ancora perfettamente visibili i fori dei grossi cunei che sorreggevano la lastra. Questa tomba a camera e' costituita su un lato da tre nicchie, di cui le due laterali perfettamente simmetriche mentre quella centrale, dalla cui sommita'siamo scesi, risulta piu' piccola e di fattura diversa. E' possibile ammirare sulla parete di sinistra un arcosolio che conserva delle tracce architettoniche al suo interno (probabilmente era chiuso da una lapide marmorea), mentre la volta  sesto ribassato è decorata a stucco con partizioni geometriche. 

Purtroppo l'opera dei vandali si e' fatta sentire in maniera decisa: è infatti possibile notare come siano presenti delle scritte realizzate con il fumo di candele nel corso dei primi anni '70 che hanno annerito buona parte degli stucchi superstiti, oppure le numerose firme presenti sulle pareti (alcune risalgono al XVIII secolo - nel 1794 infatti l'ipogeo fu per la prima volta esplorato dal naturalista danese, prof. Abilgaard). Purtroppo pero' l'opera dei vandali non si e' limitata soltanto a questo, infatti e' possibile notare come i tentativi di asportare i riquadri contenenti figure della mitologia greca e latina che componevano gli stucchi stessi, siano pietosamente naufragati lasciando in terra i segni di questi che possono definirsi dei veri e propri scempi. 

Alcune di queste fantastiche rappresentazioni di figure mitologiche sono pero' giunte fino a noi, e' infatti possibile osservare personaggi che cavalcano stupende figure mitologiche per meta' leoni e meta' cavalli, ciste onorarie e personaggi alati. 

Una parte degli stucchi superstitiDiscretamente conservati sono anche gli stucchi dell'arcosolio di destra, in cui si possono notare addirittura tracce di policromia, cosa' che sta' a significare che probabilmente, tutto l'ipogeo era a vivaci colori. Tuttavia i dubbi sul reale utilizzo e datazione dell'ipogeo sono molti, anche se la presenza degli stucchi superstiti potrebbe potrebbe far pensare al II secolo d.C. o comunque in tarda eta' imperiale. Ma per avere piu' certezze bisognerebbe scavare negli altri ambienti adiacenti, in quanto probabilmente meglio conservati perche' tutt'oggi completamente interrati, ma se si considera' lo stato di abbandono in cui quest'ipogeo si trova oggi, pensare ad una campagna di scavi per conoscerlo meglio ha veramente dell'incredibile.



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