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Tecniche e modalità per operare in sicurezza in ambienti sotterranei di interesse archeologico.

Tecniche speleologicheSempre più l’archeologia si dimostra essere una vera e propria scienza multidisciplinare che coinvolge, al di là degli archeologi, una serie di professionalità, anche molto diverse tra loro: il topografo, il botanico, il geologo, l’ingegnere, l’esperto di idraulica e, negli ultimi anni, lo speleologo urbano.

I sotterranei di Roma sono per la maggior parte di interesse archeologico: una sovrapposizione di edifici e strutture che hanno creato un labirinto nel quale molto spesso non è possibile muoversi. Nel corso dei secoli gli interri, i rimaneggiamenti e le demolizioni con il conseguente accumulo di macerie hanno spesso ridotto gli ambienti sotterranei a dimensioni tali da renderne difficili la frequentazione e lo studio.

Ecco perché la speleologia urbana richiede, nella fase esplorativa, il raggiungimento di un buon autocontrollo, necessario per frequentare ambienti con dimensioni ridotte, oltre ad una giusta valutazione dei potenziali pericoli, conoscenza delle tecniche di rilievo ed una buona capacità di analisi generale.
Inoltre, dal punto di vista dello studio e della ricerca sono necessari rigore scientifico, analisi e molto lavoro a tavolino, per la ricerca bibliografica, la restituzione grafica, l’analisi e l’organizzazione dei dati raccolti.
Di massima si procede inizialmente con un rilievo dell’ipogeo. Fondamentale è riconoscere la tipologia di ambiente sotterraneo che si frequenta; altrettanto importante è riuscire a collocarlo cronologicamente. Più complessa, ma assolutamente necessaria è l’analisi delle modifiche apportate agli ambienti nel tempo e degli eventuali successivi riutilizzi.

Discesa in un pozzoE’ indispensabile, inoltre, la massima accortezza nel muoversi all’interno di questi spazi, per non alterare l’ipogeo con tracce del proprio passaggio. Spostamento di oggetti, manomissione di strutture, anche la semplice disostruzione di interri, se non precedentemente concordati con la committenza e successivamente documentati, potrebbero cancellare preziosi indizi che andrebbero irrimediabilmente persi per sempre. Per questo motivo anche il più piccolo dettaglio deve essere documentato e registrato.
Il compito sarà quindi quello di raccogliere, organizzare ed elaborare le informazioni da consegnare al committente (nella maggior parte dei casi le Soprintendenze Archeologiche), che procederanno a successive analisi. Nei casi in cui l’esperienza maturata sia sufficientemente ampia, ci si potrà adoperare in una prima interpretazione delle informazioni raccolte, formulando ipotesi e tracciando strategie d’intervento per la continuazione delle attività d’indagine.
In conclusione possiamo affermare che un ipogeo non esplorato continuerà nel tempo a mantenere quasi inalterato il suo tesoro d’indizi, mentre un ipogeo mal esplorato e soprattutto mal frequentato, non solo non contribuirà in alcun modo a migliorare le conoscenze, ma avrà il suo potenziale d’informazioni alterato o, più probabilmente, cancellato per sempre.