Nello stesso luogo, buio, umido e angusto, si trovava imprigionato un certo Lucillo, privo di vista. Lorenzo confortò il compagno di prigionia, lo catechizzò nella dottrina di Cristo e, servendosi di una polla d'acqua sgorgante dal suolo, lo battezzò. Dopo il battesimo Lucillo riebbe la vista. Anche Ippolito, con tutta la famiglia, si fece cristiano ricevendo il battesimo da Lorenzo.
L'accesso agli ambienti ipogei avviene oggi attraverso una porta sulla parete sinistra della chiesa su cui è scritto: Aditum ad carcerem et fontem S. Laurent. Scendendo alcuni gradini si giunge ad una serie di ambienti romani, considerati la casa di Ippolito.
In un corridoio si nota un bassorilievo a forma di lunetta raffigurante Cristo in Pietà (sec. XV/ XVI). Attraverso questo breve corridoio si giunge al carcere: un vano a pianta circolare in opus reticolatum. Il pozzetto sulla destra è la fonte di cui narra la leggenda e da cui sgorga tuttora l'acqua.
Ai lati due colonnine di marmo con capitelli a volute sorreggono un architrave sul quale un bassorilievo, della prima metà del sec. XVII, raffigura S. Lorenzo che battezza Ippolito.
Da questo ambiente si apre, in salita, una scala a chiocciola che conduceva ad altri ambienti della presunta casa di Ippolito. Nel 1955, a seguito dei lavori della vicina metropolitana, tratto Cavour-Termini, la scala è stata murata ed il luogo ha subito profonde modifiche; parte delle strutture sono potenzialmente visitabili dalla galleria della vicinissima metropolitana. Il pozzetto di cui si è detto è ubicato a 5,5 metri sotto il livello del pavimento della chiesa ed a circa 18 metri ad est dell'abside.
Si potrebbe pensare che l'acqua del pozzetto provenga da qualche cisterna ancora esistente, appartenente alle terme di Olimpia. Il tasso di umidità dell'ambiente ipogeo è comunque altissimo.