Villa Adriana si estende su 126 ettari e quando la si analizza vediamo subito che, per imperiale che sia, non è una villa ma una città: una piccola capitale, una Brasilia ante litteram. Vi sono tutte le strutture di un piccolo ma molto gradevole agglomerato urbano. Vi troviamo 2 palazzi, vari edifici destinati ad alloggiare collaboratori, ospiti e dipendenti dell’imperatore; ben 5 impianti termali uffici per il governo, due teatri, un’arena gladiatoria e si stava pure per costruirvi uno stadio,
Perché questa città funzionasse era però necessario che fosse dotata da buoni collegamenti. Ora da Elio Sparziano apprendiamo che Adriano era contrario al traffico cittadino ad un punto tale che una delle sue prime ordinanze fu quella di proibire il traffico di carri e cavalli nell’interno di Roma. Ovviamente ancor meno egli avrebbe gradito vedere carri e cavalli aggirarsi nei suoi giardini. Quindi, se voleva che tutto funzionasse alla perfezione e che nessuno invadesse i suoi spazi doveva affrontare e risolvere il problema, cosa che fece brillantemente con una serie di passaggi pedonali sotterranei e una strada carrabile che correva a 7 m al di sotto della superficie del suolo e che, con uscite a tutti gli edifici, funzionava come le nostre moderne metropolitane.
Questa via carrabile che studiai con tanto interesse non l’ho scoperta io: era già stata individuata e rilevata dal Contini, che nel 1600 fu il primo a mettere in pianta Villa Adriana. Su la sua mappa essa vi era segnata e il tutto fu poi ripreso dal Piranesi e fu poi la prima cosa di cui io mi occupai quaranta anni fa quando, su invito della Soprintendenza, iniziai a studiare Villa Adriana..
Al principio la metropolitana – come la chiamavano i giornalisti - seguiva una vecchia via repubblicana che da Ponte Lucano si dirigeva ai Colli di Santo Stefano. Iniziava con una galleria che passando sotto alla terrazza della Venere di Cnido continuava un po’all’aperto e un po’ al coperto fino al grande svincolo della Piazza d’Oro (fig 1). Qui si ficcava decisamente sotto terra e non ne veniva più fuori. Fino a questo punto tutto era completamente chiaro. Purtroppo al limite sud dell’edificio la carreggiata era ostruita da un grosso muro.

Da quel che si capisce anche Contini e poi nel 1700 Piranesi trovarono il passaggio sbarrato. Seguirono quindi due muri paralleli diretti verso Sud che trovarono in superficie e che presero per il seguito della via carrabile, mentre in realtà erano solo i resti della vecchia via repubblicana. Il muro dalla parte Est era quello di sostegno della collina, mentre quello dalla parte Ovest non era altro che il limite della proprietà repubblicana. Verso la fine di questo elemento che Piranesi definisce “corridoio”, trovarono un crollo che permise loro di entrare nel deposito della neve. Anche se poco profondo, rivestito di un magnifico intonaco liscio e bianco, e nonostante che fosse fiancheggiato da una serie di tunnel e non semplicemente scavato nel tufo come la via carrabile essi lo presero per tale e prolungarono questa struttura fino a farle incontrare in pianta il vero braccio di via carrabile in cui avevano potuto entrare probabilmente dal Grande Trapezio .
Ovviamente nella mia pianta di Villa Adriana io mi limitai a segnare quello che avevo effettivamente potuto constatare cioè il tratto fino al limite Sud della Piazza d’Oro e in seguito, un po’ sotto terra e un po’ seguendo i pozzi che segnavano la sua struttura avevo messo in pianta la galleria che, partendo da quel colossale parcheggio sotterraneo che era il Grande Trapezio, poi si dirigeva a Nord, probabilmente verso il magazzino e le cucine di Palazzo, meta che non aveva potuto raggiungere per la presenza del lago sotterraneo. Avevo solo accettato di aggiungere alla pianta della metropolitana anche il braccio Est segnato dal Contini e Piranesi. Non mi persuadeva molto, ma non mi sentivo di contraddire i miei predecessori.
Fu a questo punto che arrivarono da me quelli di
Roma Sotterranea e che iniziò la nostra felice collaborazione. Essi avevano percorso sotto terra tutta la galleria che dagli Inferi arrivava fino al lago e lì avevano trovato un braccio visto da Piranesi che avevano seguito per circa 70 m, ma fu allora che scadeva l’anno che era stato loro concesso per lavorare e inspiegabilmente non fu più loro rinnovato.
Ci mettemmo insieme e tirammo le conclusioni. Dal fatto che essi avevano percorso tutta la galleria dal Grande Trapezio sino al lago senza trovare l’innesto del braccio Contini-Piranesi, era chiaro che esso non era mai esistito e da quello che si vedeva in pianta, l’unica spiegazione possibile era che la via carrabile dovesse per forza passare in profondità sotto alla parte Sud della piazza d’Oro con larghe curve che avrebbero permesso ai carri di poter facilmente cambiare direzione e raggiungere i posti chiave dei loro itinerari.