La Ninfa Egeria era una delle Camene, divinità minori legate alle sorgenti che ricambiavano offerte di acqua e latte concedendo profezie; in genere esse accompagnavano eroi o personaggi importantissimi, cosi' Egeria si lego' alle origini della stessa Roma sposando Numa Pompilio, il re sabino successore di Romolo.
Il condotto che alimentava il Ninfeo di Egeria ( II Sec. d.C.) situato all'interno del Parco della Caffarella in Roma, smise di espletare la sua funzione, intorno alla fine del 1500, dopo circa quindici secoli d'incessante attivita'. Fu probabilmente per determinare le cause dell'evento che, nel 1816 il Fea apri' il varco tutt'oggi visibile. La speranza d'individuare la causa nelle sue immediate vicinanze, in considerazione anche del fatto che, in questo punto, il condotto si produce in due strette semicurve, risulto' vana.
Il 5 Luglio 1996 una squadra del Gruppo Speleologico del CAI di Roma ha ispezionato lo stesso con lo scopo d'individuarne le cause. Appena entrati nel condotto, si è notato la tipica copertura cosiddetta 'a cappuccina' (In alcuni mattoni, verso l'interno, e' possibile vedere il bollo del costruttore), mentre le pareti risultavano intonacate con il caratteristico ed impermeabilissimo coccio pesto, tipico di queste opere.
Dopo circa 20 metri di andatura rettilinea, il condotto si produce in una curvatura con un angolo di circa 120° per poi proseguire con andatura piu' o meno rettilinea in tutta la parte da noi esplorata. Dopo circa 30 metri incontriamo una prima frana, causata con molta probabilita' da delle radici infiltratesi. Questa frana ha prodotto una piccola camera di circa due metri d'altezza che risulta provvidenziale in quanto, anche se per poco, ci consente di assumere la posizione eretta. Immediatamente notiamo che la causa dell'ostruzione non e' da ricercarsi qui, infatti se da un lato e' numeroso il materiale di risulta prodotto alla base del condotto, e' anche vero che l'acqua, a monte della frana, e' di per se' insufficiente a giustificare un'ipotesi accreditabile.
Proseguendo nell'ispezione del condotto, che sul cui fondo e' depositata ormai fanghiglia per una ventina di centimetri, arriviamo dopo un percorso di circa quaranta metri ad un pozzo verticale, questa volta opera dell'uomo, che doveva servire con molta probabilita' come accesso per la manutenzione dell'acquedotto. Determinare dall'esterno quale sia la posizione di quest'accesso e' pressocche' impossibile (A meno che non si faccia il rilievo della conduttura), in quanto la sua sommita' e' stata completamente ricoperta (dall'esterno) con una malta di calce.
A questo punto la gia' consistente massa di fango depositata sul fondo e' diventata ancor piu' proibitiva (stimati circa 60 cm), tanto da dover abbandonare, dopo altri 15 - 20 metri, ogni tentativo di proseguire l'ispezione.
Puntando pero' le nostre lampade, possiamo notare che, dopo altri circa 15 metri la massa di fango diventa cosi' imponente da toccare il condotto del soffitto fino ad occluderlo completamente. E' quella con molta probabilita' la causa dell'evento, una frana di proporzioni ben maggiori alla precedente, che e' riuscita a bloccare lo scrosciare secolare dell'acqua della fonte Egeria.
La disostruzione del condotto non dovrebbe risultare pressocche' complessa, soprattutto se si considera l'eventuale apertura e utilizzo dell'originale pozzo d'accesso per lo scarico dei materiali di risulta, ma per questo si entra nel complicato mondo delle autorizzazioni, in cui sicuramente non siamo degli esperti.
Da -Roma- di F. Coarelli - Ed. Laterza 1995