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Durante i lavori del 1930 per la sistemazione della zona , la valle del Circo Massimo venne liberata di tutti i capannoni e gli edifici industriali che l'avevano occupata e divenne il prato che vediamo tuttora, mentre la Torre dei Frangipane venne isolata e restaurata.
Venne spostato l’antico Cimitero Ebraico attivo fino al 1894, quando fu aperto il nuovo al Verano e da quel momento in poi vi furono soltanto tumulati defunti nelle tombe di famiglia. Nel 1934 esso fu definitivamente e velocemente smantellato per la nuova urbanistica.
Furono anche salvati i cipressi del Cimitero che, trovandosi sul tracciato della nuova strada, avrebbero dovuto essere abbattuti e che invece furono spostati lungo i bordi della nuova strada, con un’ardita e riuscita operazione di trapianto, oggetto dell'interesse e della curiosità dei contemporanei soprattutto per il buffo aspetto degli alberi incappucciati con tela umida per ridurne la traspirazione.
I cipressi ora convivono con il Roseto Comunale, ringraziamento alla comunità ebraica, che aveva permesso di ricreare il roseto in un luogo sacro, venne posta all'ingresso del giardino una stele in ricordo della precedente destinazione, e i vialetti che dividono le aiuole nell'area collezione, assunsero la forma della menorah, il candelabro a sette bracci, simbolo dell'Ebraismo.
L'idea di un roseto a Roma si deve all'interessamento della Contessa Mary Gailey Senni, al suo amore per la natura e a una notevole conoscenza botanica. Americana di nascita, si sposò con un conte italiano e rimase a vivere in Italia. Donna dal carattere deciso e caparbio dovette lottare non poco per vedere realizzato il suo progetto. Nel 1932 fu aperto il roseto sul colle Oppio. Il luogo fu scelto perché vi si trovava già una raccolta di numerose piante di rose provenienti dal Vivaio del Governatorato. La contessa partecipò a tutte le fasi di realizzazione del roseto, e fu anche l'artefice della sua promozione all'estero. L'anno seguente l'apertura, fu istituito il "Premio Roma", (secondo al mondo per costituzione, preceduto solo da quello di Bagatelle, vicino Parigi) di cui fu la curatrice ed al quale partecipò per molti anni come componente della giuria.