Basilica di S. Pietro in Vincoli

 


Sulla sommità del Fagutal, una delle tre alture che compongono il Colle Esquilino, prospiciente sulla valle della Suburra, zona popolare della Roma imperiale, sorge la Basilica di San Pietro in Vincoli, che oggi si affaccia sull’omonima piazza.
Il nome odierno della chiesa deriva dal culto delle catene di S.Pietro, preziosissime reliquie note sin dal 419.
La chiesa fu ricostruita – al posto di una preesistente dedicata agli apostoli Pietro e Paolo che crollò parzialmente per un dissesto statico -  intorno al 440 per volontà della moglie dell’Imperatore Valentiniano III, e figlia dell’Imperatore Teodosio, Eudossia Licinia (da qui l’altro nome con cui è conosciuta, quello di Basilica Eudossiana), proprio per custodire le catene del Santo.San Pietro in Vincoli
Negli anni 1956-1960 – sotto la direzione di Antonio Maria Colini - l’intero pavimento della navata centrale della chiesa fu smantellato, permettendo di effettuare degli scavi archeologici che hanno riportato alla luce tutte le fasi precedenti al V secolo. Si tratta di una serie di edifici sovrapposti, appartenenti a "domus" aristocratiche di età repubblicana e imperiale che compongono una complessa stratigrafia archeologica. Le strutture più superficiali sono state in gran parte tagliate e utilizzate come fondazioni per la realizzazione della chiesa.
Nella zona sottostante la navata, partendo dagli strati più antichi, si incontrano prima di tutto resti di abitazioni medio-repubblicane (IV-III sec. a.C.). Sopra di esse sono state rinvenute due case della fine del II secolo a.C. con splendidi mosaici policromi figurati; questo a conferma dell’esistenza di abitazioni dell’aristocrazia repubblicana nella zona tra la Velia e l’Esqulino, così come riportato da più autori latini. Lo strato più superficiale, fortemente danneggiato dalle sepolture e dai rifacimenti del pavimento della chiesa, testimonia di una grande domus databile inizialmente al periodo neroniano e di cui restano tre bracci di un criptoportico che chiudeva un cortile rettangolare con una vasca centrale e giardini. Data la sua posizione è possibile facesse parte delle propaggini più settentrionali della Domus Transitoria o della Domus Aurea. Nel III secolo fu  sacrificato il cortile a giardino, che fu chiuso per ampliare la sala maggiore dell’edificio che fu così dotata i un’appendice composta da un ambiente quadrato con delle trifore sui tre lati liberi. Successivamente, al vano aggiunto fu innestata un’abside, in corrispondenza dell’asse longitudinale della sala. Si realizzò così una grande aula absidata di 34 metri per 10, per la quale non si può escludere una funzione cultuale, presumibilmente una domus ecclesiae. Il primo edificio ecclesiastico fu realizzato sfruttando proprio tali strutture.
In più punti dell’intero complesso sono visibili dei pregiati pavimenti in mosaico
I sotterranei che si sviluppano al di sotto del portico a cinque arcate che precede la chiesa hanno un orientamento differente da quelli precedentemente descritti. Una scala in ferro introduce all’interno di un ambiente nel quale si riconosce un peristilio - con murature in opus reticulatum e opus latericium - dotato di una canaletta di scolo per le acque piovane. Tali strutture, come avviene di frequente, hanno condizionato la realizzazione delle strutture sovrastanti, in particolare dell’abside della chiesa primitiva, che risultò non in asse rispetto alla navata, che sfruttò invece la domus del III secolo.
La successiva copertura dell’area archeologica effettuata con una struttura portante in acciaio, permette di poter visitare, anche se con difficoltà e solo per motivi di studio, tali ambienti sotterranei. In alcuni punti, infatti, lo spazio a disposizione fra il pavimento delle domus e quello della chiesa è di soli 50 centimetri.
Ulteriori studi sono stati effettuati nell'ultimo decennio del '900 a cura della adiacente Facoltà di Ingegneria.

Fonti: AA.VV.: Riscoperta di Roma Antica - Istituto della Enciclopedia italiana - 1999
           Filippo Coarelli: Roma - Ed. Laterza - 2006
           Carlo Pavia: Guida di Roma Sotterranea - Gangemi Editore - 1999


per Roma Sotterranea, Adriano Morabito


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