Basilica paleocristiana, Santa Sabina sorse su una domus ecclesiae, il "Titulus Sabinae" che occupava una porzione dell’abitazione di una matrona, Sabina appunto, convertitasi al cristianesimo e per questo decapitata intorno al 120. La basilica fu eretta fra il 422 e il 425 sul lato nord-ovest del Colle Aventino, una località che era percorsa dal vicus Armilustri (corrispondente all’attuale via di Santa Sabina).
Gli scavi archeologici compiuti sotto la chiesa e nelle sue immediate vicinanze, in particolare negli anni tra il 1855-1857 ed il 1936-39, hanno permesso di rinvenire una serie di resti databili tra il periodo arcaico e la fine dell’età imperiale.
Nel XIX secolo fu esplorata la zona a nord della chiesa, ai margini del giardino moderno: qui furono scoperti importanti tratti delle Mura Serviane, nei quali appaiono evidenti due fasi successive: quella arcaica, in cappellaccio, e quella in tufo di Grotta Oscura, databile all’inizio del IV secolo a.C. Al momento della costruzione della seconda fase delle mura, i blocchi della fase precedente, in cappellaccio, furono ritagliati per formare un piano di appoggio, su cui vennero erette le nuove strutture: tale circostanza permette di confermare la successione delle due fasi edilizie.
Vari edifici furono in seguito costruiti a ridosso delle mura: i più antichi, con strutture in opera incerta e pavimenti in mosaico con inserzione di pezzi di pietre colorate (opus escutulatum), sono attribuibili ad abitazioni private del II sec. a.C. Più tardi, a partire dalla fine della Repubblica, alcuni edifici in opus reticolatum, furono costruiti al di fuori delle mura, nelle quali vennero allora aperti quattro passaggi per permettere la comunicazione tra l’interno e l’esterno. Ciò significa evidentemente che era cessata la funzione difensiva della cinta muraria.
Nel II sec. d.C. alcuni di questi ambienti furono restaurati ed utilizzati da una comunità isiaca, come mostrano i soggetti delle pitture e dei graffiti ancora ben visibili. Rifacimenti in laterizio sono attribuibili al III secolo d.C. e trasformarono una parte di questi ambienti in una corte termale.
Altri saggi di scavo, praticati sotto il quadriportico della chiesa tra il 1936 ed il 1939, hanno rivelato la presenza di una strada antica, che correva parallelamente al vicus Armilustri; si è supposto, per il suo percorso lungo la cresta più elevata della collina, che si trattasse del vicus Altus citato anche da un’iscrizione. Lungo la prima strada vi era un edificio di mattoni, con un cortile intorno sul quale si aprivano piccoli ambienti: il tipo di costruzione ed i mosaici permettono di attribuirlo al più tardi al periodo augusteo.
Di importanza rilevante sono stati anche gli scavi effettuati al di sotto della basilica, dove sono state rinvenute abitazioni con pavimenti marmorei dell’inizio dell’età imperiale.
Tra le strutture è stato ritrovato anche un tempietto in antis, (tempio nel quale le pareti della cella sporgono fino al filo delle colonne del pronao a formare una sorta di portico chiuso) con le colonne in peperino, risalente probabilmente al III sec. a.C.. Alla fine del periodo repubblicano o agli inizi dell’epoca imperiale gli intercolunni vennero chiusi con muri in opera reticolata.
E’ stato escluso che tale tempio possa attribuirsi a Giunone Regina, che le fonti attestano in questa zona, ma che per le descrizioni pervenute doveva essere di aspetto ben più maestoso di quello ritrovato. L’attribuzione potrebbe essere quindi ad uno degli altri due santuari minori noti:quello di Iuppiter Liber o di Libertas.
A quote più profonde è stato esplorato e studiato dal Centro Ricerche Sotterranee EGERIA un complesso idraulico formato da pozzi e gallerie.
BIBLIOGRAFIA
Coarelli F., "Roma", Laterza, 2005
LTUR, v. S.Sabina, basilica, Titulus, di S. Episcopo