Catacombe di S. Callisto

 

Catacombe San CallistoLe catacombe di San Callisto, oltre ad essere le più grandi e le meglio conservate della città, sono anche il più antico cimitero ufficiale della comunità cristiana di Roma, che lo ricevette nel 200 e divenne di proprietà comune in immediata dipendenza del vescovo e dei diaconi della chiesa romana. La donazione fu probabilmente opera di un membro della famiglia dei Cecilii e consistette in un grande appezzamento di terra sulla via Appia: una proprietà triangolare nella zona sud della città, a partire dalla chiesa del “Domine quo vadis” e delimitato dalle attuali Vie Ardeatina, Appia Antica e delle Sette Chiese. In quest’area si trovavano già due piccoli sepolcreti cristiani, il primo, risalente alla prima metà del II secolo, era un ipogeo formato da una galleria con doppia cripta, che fu poco a poco ampliata e poi approfondita, raddoppiandone l’altezza. Alla fine del II secolo fu realizzato un secondo piano inferiore. Il secondo sepolcreto, di forma simile al primo, fu realizzato nella seconda metà del II secolo.
Il Papa di allora, Zeffirino (199-217) incaricò il suo diacono Callisto, che fu poi il suo successore  fino al 222, dell’amministrazione del cimitero. La catacomba, inizialmente formata da due gallerie, fu notevolmente ingrandita da Callisto, che vi aprì nuove gallerie scavate secondo un piano regolare e vi realizzò nuovi sepolcri, dedicando un’area alla sepoltura dei pontefici; molti furono infatti qui sepolti durante il III secolo. La catacomba ricevette così il nome di Callisto e lo conservò sebbene questo Papa, dopo il suo martirio (fu ucciso durante una celebrazione liturgica a Trastevere), fu seppellito nella catacomba di Calepodio sulla Via Aurelia. Nel IV secolo furono aggiunte due nuove regioni. Le gallerie si estendono su cinque livelli, si sviluppano per più di 15 chilometri ed ospitarono i corpi di più  di mezzo milione di fedeli.
Durante il IV secolo queste catacombe erano uno dei luoghi di pellegrinaggio alle tombe dei martiri più frequentato, ma nel secolo successivo furono progressivamente abbandonate e col tempo la memoria della loro esistenza si perse. La riscoperta si deve, ancora una volta, all’opera dell’instancabile Giovan Battista de’Rossi. Nel 1844 egli identificò in due edifici triabsidati (le tricore ancora oggi visibili) altrettanti monumenti paleocristiani. Dopo l’acquisto dell’area da parte dello Stato Pontificio iniziò una intensa campagna di scavi che durò molti anni e che culminò, nel 1854, nella scoperta della Cripta dei Papi.
Questo complesso catacombale fu, più di altri, luogo preferito di sepoltura dei primi Papi: probabilmente quattordici in tutto. Iniziando il percorso sotterraneo scendendo un ripido e grande scalone si arriva propro alla cripta dei Papi, che ospita sicuramente, come documentato da alcune iscrizioni, Ponziano (230-235), Anterote (235-236), Fabiano (236-250), Lucio (253-254), Sisto II (257-258) ed Eutichiano (275-283). E’ probabile che qui si trovino anche Stefano I (254-257), Dionigi I (259-268) e Felice I (269-274). Papa Damaso ne allargò l’ingesso, vi aggiunse un altare e delle colonne tortili e aprì dei lucernari.
La Cripta di Cecilia fu realizzata nel IV secolo subito nelle adiacenze della Cripta dei Papi ed è a questa collegata tramite un passaggio decorato da marmi. Tradizione vuole che il corpo della Santa fu ritrovato in questa cripta e traslato nell’821 da Papa Pasquale I nella basilica a lei dedicata. Oggi, nel punto in cui si trovava il sarcofago è stata posta la copia della famosa statua eseguita nel 1599 da Stefano Maderno. All’VIII-IX secolo sono riferibili gli affreschi che rappresentano Cecilia orante, il Cristo pantocrator e Papa Urbano. Va comunque ricordato che la storicità e la veridicità del martirio di Cecilia sono molto dibattute
A seguire si può scendere a un grande ossario, costituito da strati sovrapposti che raggiungono 4 metri di altezza.  Si giunge poi ai cinque cubicoli dei Sacramenti, riccamente affrescati, risalgono al III secolo e sono ubicati lungo una delle gallerie originarie. Trattasi di tombe appartenenti a famiglie benestanti all’interno delle quali sono stati realizzati affreschi che in molti casi sono replicati nei diversi vani: il ciclo di Giona, Mosè che percuote la rupe, il pescatore, il Buon Pastore, un banchetto con sette partecipanti. Sono inoltre rappresentati il battesimo di Gesù, la samaritana, il sacrificio di Abramo, la resurrezione di Lazzaro.
La successiva Regione, quella di Milziade, fu scavata nel III secolo, e prende nome dall’ultimo pontefice sepolto in questa catacomba, nel 314, anche se la sua tomba non è stata rinvenuta. Molte le sepolture con arcosoli, i cubicoli e le cripte.  Va qui segnalato il piccolo cubicolo delle quattro stagioni, a simboleggiare la continuità della vira,  e la cripta del Refrigerio, che serviva per le riunioni di preghiera e per i riti del refrigerio, cioè la commemorazione annuale dei defunti durante la quale si svolgeva una libazione di vino o un banchetto molto simile a quello pagano.
Nella Regione di Gaio ed Eusebio, anch’essa realizzata nel III secolo, il cubicolo di Papa Gaio (283 -296) è stato individuato grazie ad un frammento di un’iscrizione; si trova ai piedi di una scala che giunge dalla superficie. Quello di Papa Eusebio, antistante al precedente, è ricoperto di marmi e mosaici. Il cubicolo di Severo è importantissimo perché un’iscrizione qui conservata si riferisce  per la prima volta al vescovo di Roma con l’appellativo di Papa. Si incontrano ancora il cubicolo dei cinque Santi, così chiamato per un affresco con cinque oranti rappresentati in un giardino pieno di uccelli. E poi il cubicolo delle pecorelle, che prende il nome dalla rappresentazione di un pastore con il suo gregge, ma dove si trovano anche Mosè che percuote la rupe e la moltiplicazione dei pani.
La Regione Liberiana e quella di S. Sotere (chiuse al pubblico) furono scavate nel IV secolo, insieme a quella del Labirinto. Le prime due sono molto monumentali, con tombe appartenenti a famiglie molto agiate. Nella Regione di S. Sotere vi sono delle tombe a pianta circolare di particolare pregio e  in una delle gallerie, in un arcosolio vi è una rappresentazione dell’Epifania: Maria è seduta con il Bambino Gesù sulle ginocchia e i Re Magi in piedi che porgono  i doni.
Le Cripte di Lucina sono il nucleo più antico di tutto il complesso, realizzate all’interno di un ipogeo precedente alle catacombe e sono ubicate in prossimità della Via Appia, in una zona piuttosto defilata rispetto al complesso. Da notare delle pitture paleocristiane fra cui due pesci con due cesti pieni di pane e al centro un bicchiere di vetro colmo di vino, chiaro riferimento all’Eucarestia. Nella galleria degli aristocratici sono conservate le iscrizioni più antiche della catacomba. La cripta che ospitò le spoglie di Papa Cornelio (251-253) fu decorata nel VII secolo, mentre un cubicolo doppio conserva pitture del II secolo, con il battesimo di Gesù, Daniele tra i leoni e il Buon Pastore.
Due tricore, mausolei subdiali, di cui sono visibili alcuni resti, potrebbero aver accolto le spoglie di Papa Zefirino.
Le informazioni per la visita sono disponibili qui.


BIBLIOGRAFIA
Cioffarelli A. – Natale M.T., “Guida alle Catacombe di Roma e dintorni”, Bonsignori Editore, Roma 2000
De Santis L. - Biamonte G., “Le catacombe di Roma”, Newton Compton Editori, Roma 1997
Mancinelli F. "Guida alle catacombe di Roma", Scala, 2013

                                                                                                                


per Roma Sotterranea, Adriano Morabito