Catacombe di Generosa

 

Catacombe di Generosa - PiantaLe Catacombe e la basilica di Generosa  furono scoperte nel 1868 nei pressi del VI miglio della via  Portuense, l'antica via Campana, in quella che all'epoca era la vigna dei fratelli Ceccarelli, da G.B. De Rossi  dopo il rinvenimento di alcune epigrafi che testimoniavano la presenza di un bosco sacro e  di un santuario pagano dedicato al culto dea Dia (più tardi identificata come Cerere) cui era preposto il collegio sacerdotale dei  Fratres Arvales.
Lungo il pendio nord della collina, a 45 metri s.l.m., De Rossi scoprì alcuni accessi corrispondenti alle aperture delle antiche cave di pozzolana, utilizzate fino alla fine del  III sec. d.C. , prima di essere adibite  dalla comunità cristiana a luogo di sepoltura, e divenire il cimitero ad sextum Philippi o super Philippi.

Inizialmente nate come piccolo cimitero rurale, con gallerie piuttosto strette, irregolari e loculi abbastanza modesti, subirono dopo la sepoltura dei martiri Simplicio, Fustino e Beatrice un rapido sviluppo. Simplicio e Faustino furono martirizzati durante le persecuzioni di Diocleziano (284 – 305 d. C): il 29 Luglio del 303 d.C. furono torturati e infine uccisi e, come si legge degli atti del loro martirio. precipitati  nel Tevere "per pontem qui vocatur lapideus", forse identificabile con il cosiddetto "ponte rotto". La corrente li trascinò sino alla località ad sextum Philippi e la sorella dei martiri, Beatrice, raccolti i corpi, li fece seppellire nella vicina cava di tufo di proprietà della matrona romana Generosa. La stessa Beatrice, sette mesi dopo, fu martirizzata e posta vicino ai fratelli.

Proprio la presenza di queste illustri sepolture, e la contemporanea confisca da parte dell'imperatore Graziano delle terre e dei fondi che appartenevano ai templi pagani, spinse papa Damaso (366 – 384 d.C.), impegnato in un programma di ricerca sistematica e di monumentalizzazione di tutte le tombe dei martiri romani, ad edificare una basilica semi-ipogea.

Catacombe di GenerosaLa basilica che De Rossi, avendo scavato solo in parte, definiva un oratorio, fu messa in luce nella sua interezza solo negli anni '80 del secolo scorso ad opera della  Pontificia Commissione di Archeologia sacra, evidenziando un edificio di dimensioni notevoli, metri 20x14 circa, addossato su tre lati al banco di tufo della collina, con un orientamento nord-sud, una sorta di nartece nella parte frontale e suddiviso in tre navate di dimensioni diverse. La basilica era accessibile solo da ovest e per adattarsi ai preesistenti sepolcri martiriali venne costruita con un' abside deformata e decentrata rispetto all'asse longitudinale della basilica che risulta obliqua.

Al centro della curva absidale si rinvenne un piccolo seggio marmoreo posto su due gradini, alle spalle di questa sorta di cattedra episcopale si apriva una piccola apertura,  la  fenestella confessionis, da cui i pellegrini in preghiera potevano scorgere la cripta dei martiri.

I fedeli, seguendo un percorso ben preciso attraverso una porta che si apriva alla destra dell'abside, entravano direttamente all'interno delle gallerie, il cosiddetto introitus ad martyres, e da qui venivano incanalati per la visita alle tombe dei martiri; poi, attraverso una scala, attualmente risistemata, risalivano in superficie.
La pavimentazione non fu rinvenuta, ma sotto il piano di calpestio furono scoperte numerose sepolture a fossa scavate direttamente nel terreno e ricoperte da tegole disposte in piano o "a cappuccina". Solo nei pressi dell'abside vennero alla luce casse in muratura, chiuse da epigrafi marmoree, che fungevano da pavimento. Proprio una di queste epigrafi, databile al 382 d.C., lo stesso anno di emanazione del su citato editto di esproprio di Graziano, fanno risalire la costruzione o quanto meno la committenza a Papa Damaso.

Catacombe di GenerosaLa basilica damasiana mantenne la sua destinazione funeraria almeno fino all'inizio del VI sec, le catacombe furono invece frequentate, probabilmente per la presenza dei martiri, almeno fino al 682 anno della traslazione delle loro reliquie sotto papa Leone II, nell'oratorio  di  S.Bibiana, sulla via Tiburtina, dove furono deposte in un sarcofago. In un secondo momento, dopo la distruzione dell'oratorio, il sarcofago fu murato nella parete della canonica di S. Maria Maggiore dove tuttora si conserva.

Le gallerie, ancora in parte inesplorate, si trovano a circa 8 metri di profondità rispetto alla cima del colle e si estendono su un'area di 2800 mq, anche se alcuni ritengono facciano parte di un unicum con le  catacombe di  Ponziano e di San Felice. Nella parte esterna sono ancora visibili alcuni ruderi della basilica damasiana con l'antico accesso da cui i fedeli potevano scendere verso le tombe dei martiri. Dall'ingresso attuale, costituito da un casotto in mattoni e da una porta di ferro, tramite una scala, si entra nella galleria principale, la più antica  e larga del cimitero, rettilinea, piuttosto stretta, scavata nel tufo e con volta a botte, rinforzata già in antichità con la costruzione di un muro di sostegno e di alcuni archi a mattoni. Pochi metri più avanti sulla destra si incontra una tomba ad arcosolio, addossata immediatamente alle spalle dell'abside della basilica e molto vicina alla tomba Catacombe di Generosadei martiri, in posizione privilegiata, quindi verosimilmente da attribuire ad un personaggio importante, forse la stessa Generosa. Nella lunetta era visibile, al momento della scoperta, la figura dell'Orante; sulle due  pareti laterali sono presenti i resti di pitture  con scene pastorali, in particolare la scena a destra raffigura un pastore tra due pecore, vestito  con una corta tunica ornata all'estremità inferiore con due croci uncinate che, appoggiato ad un bastone, tenendo con la mano destra una siringa, il tipico strumento musicale pastorale costituito da piccoli segmenti di canne, guarda la pecora ai suoi piedi, al di sopra della quale è ancora visibile la scritta PASTOR.

Proseguendo, sulla destra, un muro di tufo e mattoni alternati delimita la   parete di fondo della basilica: il suo andamento leggermente curvo corrisponde a quell'ingresso, introitus ad martyres, attualmente chiuso  e che in antichità immetteva direttamente nella catacomba.

Catacombe di GenerosaSul  lato opposto, in linea retta rispetto l'abside della basilica, si entra nella principale cripta di tutto il cimitero: la cripta dei martiri.  L'ambiente di forma rettangolare è una tomba di tipo bisoma, atta cioè a contenere due corpi, il che confermerebbe la sepoltura descritta negli Atti dei Martiri dei due fratelli Faustino e Simplicio.
La parete sopra la tomba, di circa  2,0 x1,50 m. di altezza, fu affrescata con la scena della "Coronatio Martyrum". Al centro il Cristo Salvatore, seduto, con veste e pallio color porpora e con la mano destra in atto di benedire alla maniera greca, mentre con la mano sinistra regge un libro gemmato: dietro la sua testa compare il nimbo cruciforme. Alla sua destra e alla sua sinistra in piedi si vedono due santi, anch'essi adorni di nimbo e vestiti con una tunica bianca listata di porpora con ampie maniche, tipica nelle rappresentazioni dei martiri e di pallio giallo. Il nome del santo che sta a sinistra è perduto, quello a destra è FAUSTINIANUS. Ancora più a sinistra è rappresentata una santa nimbata, con il capo adorno di gioielli e due grandi orecchini a cerchio, vestita con una ricca dalmatica gialla ornata al collo alle maniche e ai piedi con una fascia porpora adornata di perle, sulle braccia raccoglie il bianco pallio. Accanto alla sua testa è visibile una parte del suo nome …TRIS, facilmente completabile in "beaTRIS". Dalla parte opposta appare un'altra figura nimbata, vestita da una ricca tunica con orli purpurei ricamati, lunga fino ai piedi nudi e muniti di sandali e dalle cui spalle scende una clamide, abbigliamento tipico degli ufficiali della milizia palatina; sulla destra una scritta in verticale RVFINIANVS, forse un santo vescovo anche noto con il nome di RUFINO. Tutti e quattro sostengono con la mano destra una corona di perle e pietre preziose: la corona della vittoria; benché compaiano nell'affresco, le tombe di Beatrice e Rufiniano non furono mai trovate. C'è da dire che la parete di fronte è stata anch'essa anticamente rinforzata: il muro posto a sostenere la volta tufacea ha leggermente rimpiccolito tutto l'ambiente della cripta, questo ha fatto supporre che i sepolcri non ritrovati potrebbero celarsi dietro tali opere murarie.

Proseguendo, sempre sul lato sinistro della galleria, dopo uno stretto  passaggio rinforzato da antiche murature , si trova un piccolo cubicolo: una camera sepolcrale a pianta quadrata con resti di loculi sui lati che, al momento della scoperta, era  completamente murato; sulla destra un grande loculo che gli scopritori trovarono aperto con all'interno uno scheletro composto secondo l'usanza  etrusca, molto raramente riscontrabile  in altre catacombe romane.
Alle spalle della cripta dei martiri si estendono, sotto la collina, le gallerie cimiteriali. Sono gallerie strette e irregolari con  loculi di tipologia abbastanza modesta, scavati in senso orizzontale posti su tre o quattro livelli e chiusi  da  tegole legate tra loro con calce. In fondo ad una delle gallerie troviamo una serie di tombe più piccole destinate ai bambini. In genere non vi erano indicazioni del nome del defunto né la data della sua sepoltura. Solo per tombe risalenti all'ultimo periodo di utilizzo delle gallerie, è possibile rintracciare nomi ed iscrizioni incise sui loculi. Sulle pareti, specie vicino agli incroci ed agli angoli, si notano piccole nicchie scavate nel tufo e piccole mensole di tegole, che servivano per depositarvi le lampade ad olio destinate ad illuminare le gallerie.

Al momento della scoperta la grande maggioranza dei loculi era ancora intatta e così si conservò fino al 1970 quando, da parte di ignoti, furono compiuti atti vandalici che li danneggiarono, forse nella vana ricerca di preziosi reperti.

Bibliografia:
  • Giovanni Battista De Rossi, "Bullettino di Archeologia Cristiana", Anno settimo 1869, pg 01 - 16
  • Testo di Marilda De Nuccio per il Municipio XVI - Sopraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma
  • www.arvalia.net

per Roma Sotterranea, Alessio Lo Conte