Catacombe di S. Valentino

 

Le catacombe erano normalmente posizionate al di fuori della città e lungo le principali vie consolari. Anche quella di San Valentino non fa eccezione: essa si trova infatti al secondo miglio della Via Flaminia. Qui, ai piedi di una collina, lungo quello che è oggi Viale Pilsudski e che all’epoca corrispondeva probabilmente ad una strada di campagna, si sviluppò, intorno al II – III secolo un cimitero pagano con tombe e mausolei. Successivamente, a partire dal III secolo, furono scavate nel fianco della collina una serie di gallerie per accogliere, come vuole la tradizione, le spoglie di S.Valentino – che con tutta probabilità furono però poste all’esterno in un sarcofago -e di quanti, a lui devoti, vollero nel tempo essere sepolti nello stesso luogo.

Sebbene di piccole dimensioni, essa si sviluppa su due piani, di cui quello inferiore, più ampio, composto da un cubicolo e sei gallerie che si incrociano perpendicolarmente. Roma_Sotterranea_Antonio_BosioAdiacente all’ingresso si trova una cripta dove sono visibili le pitture più interessanti dell’intero complesso, risalenti al VII e VIII secolo, a testimonianza del fatto che il  luogo fu frequentato per un lungo periodo. Le pitture versano in pessime condizioni anche perché questi ambienti furono riutilizzati come cantine. L’unica pittura oggi leggibile è quella di una Madonna con Bambino con la scritta SCA DI GENETRIX, e cioè Santa Madre di Dio. Di una crocifissione – rappresentazione iconografica eccezionale in una catacomba - rimane solamente un braccio della croce ed una figura di santo. L’area fu scoperta da Antonio Bosio – il padre dell’archeologia cristiana -  nel 1594. Egli provvide a descrivere le pitture oggi scomparse nella sua opera “Roma Sotterranea”. Nella scena della crocifissione erano visibili, al di sopra della croce, il sole e la luna, ai piedi della croce stessa la Madonna ed un Santo con un libro in mano, più in là un altro santo con una croce ed un libro e la scritta Scti Laureti, vale a dire San Lorenzo, ed infine una figura maschile senza aureola con un libro ed la corona del martirio.
Molte scene, ormai perdute, prendevano spunto da eventi narrati nei vangeli apocrifi. Si legga a tal proposito l’interessante articolo scritto dal Professor Bisconti della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
Uno scavo sistematico della catacomba fu poi operato dal professore e archeologo Orazio Marucchi a partire dal 1878.

Ingresso_Catacombe_S_ValentinoLa catacomba, così come le altre cristiane presenti a Roma, ricade sotto la giurisdizione della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Fino a circa 25 anni fa essa veniva aperta al pubblico una volta l’anno, il 14 febbraio, giorno dedicato per l'appunto a San Valentino. Successivamente ampie sezioni della catacomba, a causa della friabilità del terreno e della sua instabilità dovuta alla sovrapposizione di strati tufacei a strati sabbiosi, sono purtroppo crollate o hanno avuto seri problemi statici. Si è provveduto pertanto a chiudere alcuni tratti e a realizzare dei muri di sostegno, mentre in altri punti le gallerie sono state puntellate con impalcature. Tale problema è purtroppo comune a tutta la collina di Monti Parioli, che si affaccia su Via Flaminia e Viale Pilsudski e che è stata in tempi recenti ulteriormente transennata proprio per il rischio di altri eventi franosi. Nella foto, dietro il muro di cinta, è visibile l'accesso alle catcombe.

 
Bibliografia: 
C. Calci: Roma Archeologica, ADNKronos Libri, Roma 2005                   
O .Marucchi: Le recenti scoperte presso il Cimitero di S, Valentino sulla   Via Flaminia, Roma 1888
D. Mazzoleni: La catacomba di S.Valentino, su  Forma Urbis 1/1997


per Roma Sotterranea, Adriano Morabito


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