Catacombe di Ponziano

 

Catacombe_Ponziano_Planimetria_MarucchiQuesto complesso ipogeo era in passato conosciuto anche con il nome di Catacombe di Abdon e Sennen, due persiani convertitisi e per questo martirizzati, o anche come Coemeterium ad ursum pileatum. Ponziano era probabilmente un ricco patrizio romano che visse al tempo di Alessandro Severo, proprietario del terreno dove si realizzò la catacomba.
Abbiamo una data precisa della scoperta di questo cimitero ipogeo, dovuta sempre al primo vero studioso dei sotterranei di Roma: Antonio Bosio. Egli, impegnato nello studio delle aree attigue alla Via Portuensis, a seguito della segnalazione dell’apertura di una bocca di arenaria in una villa di proprietà del Collegio Inglese, il 22 luglio 1618 “si affrettò a portarvisi, benché dovesse temere un caldo soffocante”; arrivato, “penetrò con molte difficoltà e spesso anche strisciando…”. Vi ritornò il 29, con un pittore e due operai muniti di zappe e picconi per rimuovere la terra e dopo tre ore di scavo riuscì ad arrivare agli ambienti più significativi del complesso sotterraneo. Una necropoli  descritta dal Bosio come enorme, su più livelli, nella quale, singolarmente, scrive di aver visto alcuni loculi sui quali era rappresentato il candelabro a sette bracci, la menorah, chiara identificazione di sepolture ebraiche.
Successivamente l’operato dei “corpisantari”, incaricati dalle autorità ecclesiastiche di recuperare i corpi dei martiri, portò alla distruzione di una buona parte del complesso sotterraneo.
La catacomba fu nuovamente esplorata e più approfonditamente studiata da Mariano Armellini nel 1884, che vide anche una galleria lunga più di 70 metri fiancheggiata da cripte, la principale “vastissima” con segni di una decorazione a mosaico della volta e sulla cui parete di fondo, in una nicchia si trovava un “nobilissimo sarcofago marmoreo di forma ellittica”. La galleria era tagliata da sei corridoi.
Catacombe_PonzianoMolti sono stati negli anni i crolli dovuti alla friabilità dell’arenaria in cui le catacombe sono scavate e molto di quello che Bosio, Armellini e Marucchi scoprirono oggi non è più visibile.
L’ingresso attuale, sulle pendici orientali del quartiere di Monteverde Vecchio, avviene tramite una pesante porta in ferro posta su via Alessandro Poerio, all'altezza del civico 57 (quasi di fronte a via Pisacane), con un secondo ingresso presso lo scantinato del Monastero sovrastante.
Oltrepassata la pesante porta in ferro, scendendo la scala di accesso si incontra sulla volta il busto del Salvatore benedicente con grandi occhi e barba “in stile bizantino” come lo descrisse Marucchi. A sinistra si trova un piccolo cubicolo in cui sono rappresentati Noè nell’arca e il miracolo della rupe.  Più oltre i tre fanciulli nella fornace, con la testa coperta dal pileo (copricapo a forma di cono con punta tondeggiante) e Gesù tra otto apostoli. Un’altra scala leggermente sulla destra, composta da dieci gradini in marmo, scende ancora verso un ambiente che rappresenta quasi un unicum nell’ambito delle catacombe cristiane; si tratta infatti di un luogo adibito a battistero risalente al VI – VII secolo: vi è infatti un fonte battesimale, una vera e propria vasca scavata in fondo alla cripta, larga 1 metro, lunga 1,35 e profonda 1,14; l’acqua ancora oggi presente in abbondanza, e che ha allagato anche altre zone della catacomba, proviene dalla stessa fonte che in antico riforniva il fonte. In questo ambiente, a conferma della sua funzione, vi è la rappresentazione del battesimo di Cristo, alla cui destra vi sono in alto un angelo e più in basso un cervo, mentre a sinistra vi è il Battista e una colomba. In un arco ricavato al di sotto di questa pittura è rappresentata un’elegantissima crux gemmata, vale a dire una croce tempestata di pietre; sui bracci della croce poggiano due candelabri da cui pendono le lettere greche α e ω. Dalla croce germogliano delle rose. La croce, sommersa per la parte bassa, “sembra voglia uscire dall’acqua stessa” (come scrive il Marucchi).Ponziano_catacombe_sotterranei Un altro affresco rappresenta Gesù in una nube che con una mano pone una corona sul capo di Abdon e con l’altra un’altra corona su quello di Sennen; i due santi vestono all’orientale e hanno la testa coperta dal pileo. A destra e a sinistra altri due santi, Milix e Bicentius (Vincenzo) in posa da oranti. Ogni personaggio è identificabile grazie al nome scritto in verticale subito a fianco. Un’altra pittura rappresenta S. Pollione tra S. Marcellino e S. Pietro; sotto la pittura si apre una fenestella confessionis; sulla destrauna quarta pittura rappresenta una croce gemmata tra S. Milix e S. Pumenio ed anche qui è presente una fenestella.
Altri due cubicoli sono particolarmente pregevoli. Uno è chiamato “del Navicellario”, in quanto nella lunetta di un arcosolio vi è la rappresentazione di una nave con un carico di anfore e una persona, forse un mercante di vino. Sulla volta è rappresentato al centro il Buon Pastore, contornato da altre figure legate comunque ad un contesto contadino: un fanciullo con in una mano un fiore e nell’altra un agnello, poi un uomo che miete, un altro che con una scala si avvicina ad un albero per cogliere della frutta, un fanciullo vicino ad un braciere. Non sono altro che la raffigurazione, in chiave agreste, delle quattro stagioni. Ai quattro angoli dei fanciulli alati con le braccia aperte, fra foglie e fiori intrecciati.
Il secondo è caratterizzato da disegni geometrici sia sulle pareti che sulla volta, dove al centro risalta un tondo delimitato da un festone di foglie.
Catacombe_Ponziano_lapide:speclariusFra le tantissime iscrizioni ritrovate una, descritta dall'Armellini, va segnalata per l’originalità del mestiere del fedele lì sepolto, Sabino di 46 anni; egli esercitava l’artis ispeclaria: era un vetraio e sulla lapide appare una finestra a riquadri, una sega  e, forse un diamante (così ipotizza Marucchi), per tagliare il lapis specularis, vale a dire la selenite.
Il cimitero fu ritenuto dall’Armellini anteriore al III secolo, ma ebbe il suo massimo sviluppo nel IV secolo, per continuare ad essere utilizzato, proprio per la presenza del fonte battesimale, fino al VII secolo.
Come accadeva molto spesso, in superficie vi era una necropoli ed un’area con vari oratori e piccole basiliche. Di questi edifici si videro alcune tracce  tra il 1917 ed il 1924  quando furono effettuati gli scavi per la costruzione di alcune palazzine.
Interessante l’esistenza di una corrispondenza del 1943 della Commissione di Archeologia Sacra con il Governatorato di Roma relativa alla richiesta di nulla osta per adibire le catacombe di Ponziano a ricovero pubblico e con l'Istituto Provinciale per l'Assistenza all'Infanzia relativa alla possibilità di attingere acqua dalle catacombe in caso di necessità.


BIBLIOGRAFIA
Armellini M. “Gli antichi cimiteri cristiani di Roma e d’Italia”, Tipografia Propaganda Fide, Roma 1893
Boldetti. M, “Osservazioni sopra i Cimiterj de' santi Martiri ed antichi cristiani di Roma” – Roma, 1720
Cioffarelli A. – Natale M.T., “Guida alle Catacombe di Roma e dintorni”, Bonsignori Editore, Roma 2000
De Santis L. - Biamonte G., “Le catacombe di Roma”, Newton Compton Editori, Roma 1997
Marucchi O. “Le catacombe romane”, Desclèe, Lefebvre e C. Editori, Roma 1905
Pergola P. “Le catacombe romane. Storia e topografia”, Carocci 2002
Seroux D'Agincourt J.B. "Viaggio nelle catacombe di Roma", 1835


per Roma Sotterranea, Adriano Morabito


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