Sepolcreto Ostiense

 

Lungo l’antico asse viario della via Ostiense, all’altezza di via delle Sette Chiese, sotto una moderna struttura a volta che lo protegge dalle intemperie, si trova ciò che rimane del Sepolcreto Ostiense; già noto alla fine del 1800, fu studiato e scavato sistematicamente, almeno per la porzione oggi visibile, nel 1918 – 1919 da Giuseppe Lugli,  a seguito di  alcuni scavi per la posa del collettore fognario detto Basso di sinistra. Successivi lavori stradali hanno distrutto parte del complesso. Originariamente, infatti,  l’area occupata dal sepolcreto si estendeva lungo la rupe tufacea, detta roccia di San Paolo, sul lato opposto della strada e fino al di sotto della Basilica che sorge proprio lì dove si ritiene sia stato sepolto, tra il 65 ed il 67, l’Apostolo Paolo. Nei sotterranei della chiesa, al di sotto dell’altare papale, è anche possibile vedere il sarcofago che conterrebbe il corpo del Santo e che riporta l’iscrizione “PAULO APOSTOLO MART...”
La necropoli - a circa 2 chilometri dalla Porta Ostiensis - si trova lungo la strada che portava all’antico porto di Roma e fu utilizzata a partire dalla tarda età repubblicana fino al IV secolo d.C.. Essa fu quindi originariamente un ambiente funerario pagano che successivamente, anche a seguito della sepoltura di S.Paolo, iniziò ad essere utilizzato dai primi cristiani. Si passò così dal rito dell’incinerazione, con tombe a colombario, all’inumazione, propria della nuova religione che così velocemente stava prendendo piede a Roma.
Quanto oggi visibile all’interno dell’area scavata si sviluppa su diversi piani sovrapposti. Entrando nell’area archeologica, sulla destra si nota un colombario successivamente trasformato in sepolcro ad inumazione; accanto ad esso un altro colombario, attribuibile alla Gens Pontia, datato al I secolo d.C. e strutturato con nicchie semicircolari su tre livelli. L’edicola di fondo è composta da un’edicola che poggia su di un podio e sulla quale è ancora visibile una decorazione pittorica rappresentante una gazzella assalita da due leonesse. Da notare anche la presenza di un pozzo.
Dirigendosi sulla sinistra, superate alcune camere sepolcrali a colombario, si incontra un piccolo sepolcro con fronte in cotto, cornici laterizie e stipiti in travertino; un’iscrizione ne ricorda la proprietaria, Livia Nebris. Al di là di questo si trova un grande ambiente rettangolare delimitato da un muro in opus reticulatum al quale sono addossati sepolcri di vari tipi ed epoche.

Sul lato opposto della strada, presso la rupe detta Roccia di San Paolo, entrando all’interno del ristorante “L’antica Rupe”, al numero 251, nel cortile interno si possono ammirare alcune tombe ad edicola molto ben conservate fino alla copertura.

I reperti rinvenuti, ora in gran parte custoditi  nei Musei Capitolini e nell’Antiquarium Comunale, sono costituiti da iscrizioni e urne cinerarie in marmo decorate con motivi floreali. Una pittura con Prometeo che plasma l’uomo davanti ad Atena, dopo essere stata distaccata è oggi visibile al museo della via Ostiense a Porta San Paolo.


Bibliografia
Carmelo Calci: Roma Archeologica, Adn Kronos Libri
Stefania Quilici Gigli:  Roma fuori le mura, Roma, Newton Compton, 1986


per Roma Sotterranea, Adriano Morabito