I buoi nel Foro Romano

 

Riutilizzo del foro romano
Dopo la caduta dell'Impero e a seguito della distruzione del Foro da parte dei goti nel V secolo, questo non fu più ricostruito. L'area, composta solo di edifici pubblici,  fu gradualmente abbandonata e il piano di calpestio iniziò ad innalzarsi di numerosi metri. I resti dei monumenti che ricordavano la gloria di Roma fuoriuscivano solo in minima parte dal suolo. Colonne ormai abbattute e grandi blocchi di marmo erano sparsi nella zona. Su di essi furono costruiti, anche se in numero limitato, alcuni nuovi edifici, sopratturtto chiese, che sfruttarono strutture precedenti, come la chiesa di S.Adriano, realizzata all'interno della Curia Iulia, o la chiesa di S. Lorenzo in Miranda, che utilizzò i resti del Tempio di Antonino e Faustina.
L'area era divenuta quindi un pezzo di campagna nel centro della città, ed era invalso l'uso di svolgere qui il mercato di bovini e pecore che si teneva il giovedì e venerdì.  Da qui il nome "Campo Vaccino", con il quale l'area divenne nota a partire dal XVI secolo e fino all'Ottocento. 
Anche se alcune operazioni di scavo, definibili in realtà come vere e proprie operazioni di spoliazione, iniziarono già sotto il dominio napoleonico, gli scavi sistematici dell'area iniziarono solo nel 1871.
L'area, comunque disabitata,  era luogo di incontro di gente poco raccomandabile, ma non solo: tra i ruderi dimenticati, si aggiravano topi in grado di sopraffare il loro nemico eterno, come assicura un "Avviso" del 27 agosto 1640: "Un numero infinito di topi, di straordinaria grandezza, sortì dalle rovine che sono a campo Vaccino e si misero intorno ad un povero gatto che si trovò là per combinazione, lo uccisero e divorarono: cosa che è verissima".